Salamandre neoteniche, divinità ribelli e outsiders: un libro che fa luce su “tutto il misticismo del mondo delle merci, tutta la magia e stregoneria che avvolgono di nebbia i prodotti del lavoro”. Una denuncia contro “il vero mondo stregato, altro che il sabba!”. Dagli indios ai lavoratori dei call centers, streghe di tutto il mondo, unitevi!
L’axolotl è un’affascinante creaturina originaria del Messico, una specie di salamandra che sembra stata creata dalle matite di Hayao Myazaki.
Primo Levi, nel racconto Angelica farfalla, lo definisce un mostriciattolo colpevole di quello che chiama uno ‘scandalo biologico’, cioè la peculiarità di riprodursi allo stato larvale, la neotenia.
Quest’imbroglio della natura, quest’essere che non esprime a pieno le proprie potenzialità di sviluppo, gli fa evocare scenari utopici in cui anche altri animali, uomo compreso, esistano ancora allo stato neotenico, siano degli ‘abbozzi’, delle ‘brutte copie che abbiano qualcosa in serbò, suscettibili quindi di ulteriori possibili evoluzioni.
L’idea carezzata da Levi del legame tra neotenia e utopia è ripresa dal filosofo Luciano Parinetto nell’ultima appendice – L’axolotl, appunto – del suo saggio Streghe e potere. Il capitale e la persecuzione dei diversi. A distanza di 20 anni dalla scomparsa del titolare della cattedra di filosofia morale all’Università degli Studi di Milano, rileggere i suoi testi ci permette di comprenderne la loro estrema attualità, e fornire interessanti chiavi di lettura per le dinamiche della società contemporanea.
Ne La traversata delle streghe nei nomi e nei luoghi, ripubblicata nella seconda parte del saggio, egli afferma infatti che “la caccia alla stregoneria del diverso è ancor oggi imperante (anche perché è più che mai imperante la stregoneria del capitale, la più organizzata delle prassi e delle ideologie); anzi, forse più proterva e pericolosa che nel passato. E’ per questo che interessa la stregoneria, oggi e qui!”
Parinetto, per sottolineare la continuità storica della oppressione e soppressione dei diversi, riportando un brano del Libro I de Il Capitale in cui Marx scriveva che “mentre si cessava di mandare al rogo le streghe, in Inghilterra si cominciò a mandare alla forca i falsificatori di banconote”, dichiara che quando“ i roghi avevano ormai assolto la loro funzione, era tempo di iniziare a bruciare i detrattori del nuovo dio: il denaro!”.
Ma cosa c’entra un ambystoma mexicanum (è questo il suo nome scientifico) con la stregoneria e la critica al sistema capitalistico? E’ presto detto.
L’axolotl, racconta Parinetto, è l’ultima creatura in cui si trasforma il dio cane azteco Xolotl, per sfuggire al sacrificio imposto dal dio sole che invece tutti gli altri dei del pantheon avevano accettato, cioè la morte.
Le vicende di Xolotl rappresentano un ottimo esempio di come la mitologia rispecchi sempre l’ordine sociale della cultura che l’ha prodotta. Xolotl, infatti, non è solo il nome proprio del dio che ribellandosi agli imperativi cosmici rifiuta di immolare se stesso per il mantenimento dell’ordine costituito, e sceglie, pur di continuare a vivere, di rinunciare alla esteriorità della propria divinità e di trasformarsi in pianta e poi in animale, di rinunciare alla luce e scendere nell’oscurità.
Esso è anche il nome con cui nella società azteca venivano chiamati quelli che erano una sorta di schiavi volontari, persone che decidevano liberamente di rinunciare al proprio status di cittadino, e quindi ai suoi diritti ma anche ai suoi doveri, e vivere ai margini della società, con la possibilità, sempre volontaria, di potervi in futuro rientrare.
Parinetto sottolinea come questo sottrarsi al mondo, lungi dall’essere una vile ritirata, sia in realtà una forma di utopia, seppur di segno negativo, sia il rigetto della partecipazione a una società tirannica e disumana, la scelta consapevole di chi comprende che è “meglio essere non-uomo, in una società di finti uomini… Meglio essere più uomo da non-uomo che da finto-uomo!”
Il“grande rifiuto” del dio Xolotl e la sua trasformazione in axolotl diventano per Parinetto il paradigma del dissenso, il simbolo di chi si sottrae al potere politico, religioso ed economico: streghe, vagabondi, mendicanti, anarchici, zingari, hippies…
Nel suo saggio il filosofo traccia un excursus storico letterario che partendo dalla caccia alle streghe, passa per il genocidio compiuto nelle Americhe dai colonizzatori occidentali e arriva fino allo sfruttamento schiavistico dei lavoratori del "libero mercato",
per dimostrare come il sistema capitalistico ha da sempre attuato tentativi di streghizzare i propri oppositori al fine della propria autoconservazione, demonizzando chiunque non si confaceva agli imperativi del sistema.
Secondo Parinetto “gli orrori del capitalismo classico cominciarono proprio nelle colonie, dove si credevano più giustificabili e meno visibili”, e la strategia applicata nel Nuovo Mondo, con lo sfruttamento degli indios sopravvissuti allo sterminio accusati di stregoneria per essere prima imprigionati e poi trasformati in lavoratori liberi/forzati, è stata uno degli elementi dell’accumulazione originaria del capitale, strategia che una volta importata in Europa riscosse indubbi consensi.
L’invenzione di un nemico ad hoc, l’individuazione di qualche sfortunata componente della società che per le contingenze storiche era particolarmente adatta a sviare l’attenzione sui reali problemi strutturali dell’ordine costituito, è da sempre stato un mezzo di cui il potere si è servito per giustificare agli occhi del popolo imposizioni e vessazioni ingiustificabili.
Quella che Parinetto chiama instabilità ontologica della strega (“scansione tra nome e suo contenuto”) consente a questa figura di eccedere la propria essenza storicamente e culturalmente determinata e assurgere a un divenire, un farsi, che può costituire l’archetipo dell’uomo contemporaneo in fuga dalla società capitalista.
Xolotl e axolotl diventano quindi i prototipi della rivolta contro il determinismo utilitaristico, il modello di tutti coloro che si ribellano a una società dispotica che richiede ai suoi cittadini di sacrificare la propria libertà non per l’interesse e la felicità collettivi, ma esclusivamente per perpetrare se stessa e le ingiustizie di cui è portatrice.
La diversità, la negazione della perfezione di un anfibio che conserva in sé potenzialità inespresse in vista di un ambiente futuro migliore in cui poterle dispiegare liberamente, la rivolta di un dio contro gli imperativi cosmici che piuttosto che conservare l’apparenza della propria divinità preferisce trasformarsi pur di mantenere la sua essenza, rappresentano allora l’utopica speranza di chi sceglie di rinunciare a partecipare a una società ingiusta e sperimenta nella pratica della diversità le condizioni che potrebbero finalmente promuovere la libera espressione della interezza delle potenzialità umane.
Come ci ricorda Parinetto però, citando l’Altantide di Platone, prima della costruzione di un mondo nuovo c’è necessariamente bisogno del tramonto di quello vecchio, della sua distruzione: “l’ Atlantide deve essere ingoiata dai flutti, perché emerga il luogo (e il tempo) dell’utopia. Finché dura Atlantide, l’utopia non può essere che utopismo, ideologia. Oppure provvisoria presentificazione di un futuro che non può ancora essere qui: semplice stimolo al tentativo di presentificarlo più compiutamente e durevolmente”.
Prendiamone coscienza, ci serve una catastrofe, intesa nel senso etimologico del temine, e cioè un rivolgimento, un rovesciamento. Nell’antica drammaturgia greca il termine si riferiva alla “soluzione, di solito luttuosa, delle vicende del dramma”; in matematica invece esso è relativo al processo di morfogenesi e indica “l’interruzione del continuo, la rottura di un equilibrio morfologico e strutturale”, ma anche la creazione di un nuovo assetto (Treccani).
Per ogni cosa c’è un tempo per la gestazione e uno per l’azione, aspettando il secondo potremmo imitare le sagge salamandre e vivere da larve, raccogliendo forze e risorse, cercando di immaginare e creare le condizioni che genereranno l’inabissamento di Atlantide e consentiranno, finalmente, il balzo verso la libertà.
Rosalia Pezzuco
Dettagli prodotto
Editore: Rusconi (Settembre1998)
Lingua: Italiano
N° pagg: 464
ISBN: 88-18-88056-X
Peso articolo: 710 g
Titolo Saggio: Streghe e Potere
Autore: Luciano Parinetto
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