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A ovest di Roma di John Fante




John Fante A Ovest di Roma

Un libro atomico. La copertina, nell'edizione Einaudi Stile Libero dei primi anni duemila, non gli fa giustizia. Conciato in questo modo sembra un libro di quart'ordine.


Piccolo, quasi insignificante nelle sue 160 pagine. Ma basta leggerne le prime, per rendersi conto che è fatto di materia altamente esplosiva. Un trattato di psicologia familiare che andrebbe letto in ogni casa, scuola, orfanotrofio e comunità che si rispetti. A tavola, prima di iniziare a cenare o in chiesa prima dell'Ave Maria. Da consigliare a ogni persona, bastardo, disperato, povero cristo che gira per questo mondo. Potrebbe cambiargli la vita. In meglio ovviamente. Oppure dannarlo per sempre.

Due racconti apparentemente avulsi, il secondo poco noto s'intitola L'orgia. Storie di immigrati, di solitudini e di malinconie. Del fatto di esser figli e poi genitori. Di perdizione, dannazione e misericordia. Fa venire voglia di tornare indietro in quegli anni. Di bere vino fino a sbronzarsi. Di fare figli fannulloni. Di essere atei, miscredenti e dannati.

Furore. Puro e semplice furore vitale, distillato sotto forma di carta e inchiostro. Ma come diavolo si fa a scrivere un libro così bello?


The Brotherhood of the grape, John Fante

"Era gennaio, faceva freddo, era buio e pioveva, ero stanco e mi sentivo malissimo, i tergicristalli non funzionavano, avevo i postumi di una lunga serata passata a bere e a parlare con un regista milionario che voleva farmi scrivere un film sui Tate Murders «tipo Bonny & Clyde, pieno di brio e stile». Nessun accenno ai soldi. «Saremo soci, al cinquanta per cento». Era la terza offerta del genere che ricevevo in sei mesi, segno molto scoraggiante dei tempi.

Procedevo a fatica sulla Coast Highway a quindici miglia l’ora, con la testa fuori dal finestrino, la faccia gocciolante, gli occhi che si sforzavano di seguire la linea bianca, il tettuccio di vinile della mia Porsche del 1967 (quattro rate ancora da pagare, la società finanziaria che premeva) quasi strappato via dalla pioggia sferzante, quando finalmente raggiunsi l’uscita per l’oceano.

Vivevamo su Point Dume, una lingua di terra che si spingeva nel mare come una tetta in un film porno; era la punta piú a nord dell’insenatura che forma la baia di Santa Monica. Point Dume è una comunità senza lampioni, un caotico agglomerato suburbano cosí intersecato da strade piene di curve e senza sfondo che dopo averci vissuto per vent’anni mi ci perdevo ancora se c’era la nebbia o se pioveva, finendo spesso a vagare per strade che poi erano solo a un paio di isolati da casa mia.

E come mi aspettavo che sarebbe accaduto in quella notte tempestosa, girai per Bonsall invece che per Fernhill e cominciai il lento, vano tentativo di cercare la mia casa, sapendo bene che, se non fossi rimasto a secco di benzina, sarei tornato un’altra volta sulla Coast Highway, alla cupa luce della cabina alla fermata dell’autobus, da dove avrei telefonato ad Harriet per chiederle di venire a mostrarmi la via di casa.

Dopo dieci minuti lei apparve sulla collina, i fari della familiare perforavano la bufera, e piantandomeli contro parcheggiò accanto alla cabina. Suonò il clacson, saltò giú dalla macchina e, con addosso un impermeabile bianco, mi corse incontro. Aveva gli occhi spalancati dalla preoccupazione.

– Ti servirà.

Tirò fuori da sotto l’impermeabile la mia calibro 22 e me la porse attraverso il finestrino. – C’è qualcosa di terribile in giardino.

– Cosa?

– Lo sa Dio.

[...]"


Full of life, John Fante

Titolo: A ovest di Roma

Autore: John Fante

Anno:1985

Editore: Einaudi

ISBN: 9788806171414

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